Storia dell’Ape
Dopo la Vespa, nel 1946, Piaggio decide di dedicarsi anche al trasporto leggero con l’Ape, che come il celebre scooter, ha conosciuto un successo straordinario.
Per la prima volta appare il 23 novembre 1946 alla 24a Esposizione Internazionale del Ciclo e del Motociclo di Milano. La sua strettissima parentela con la Vespa è evidente fin da subito: praticamente l’Ape A è lo scudo di una Vespa a cui e’ stato abbinato un “carretto”.
Per motivi di spazio ma anche per semplificare e ottimizzare il sistema di trasmissione alle ruote posteriori, il motore si trova sotto la sella. Quest’ultimo è lo stesso della Vespa, ma montato al contrario, con la ventola che si trova ora sul lato sinistro, un due tempi di 125 cm3 abbinato ad un cambio azionato “a bacchetta” ma questa volta a 4 marce e senza retromarcia. I 4 onesti cavalli di potenza permettono al mezzo di raggiungere la velocità di circa 45 km/h per una portata massima di 200 kg. Con un litro di miscela l’Ape percorre a pieno carico ben 35-40 chilometri.
Impianto frenante composto da freno a mano che agisce sul differenziale, freni idraulici a tamburo sulle ruote posteriori azionato a pedale, mentre sulla ruota anteriore rimane lo stesso freno con tirante in acciaio e leva al manubrio, presente sulla forca della Vespa.
Ape viene veduta inizialmente con cassone aperto in legno, ma è possibile coprirlo con un telo. Si può anche montare una cabina di protezione per chi guida, delle più diverse forme.
La prima variante è presentata nel 1948 alla Fiera del Milano. Si chiama Ape Giardinetta (ma è conosciuta anche come Ape Calesse o Risciò) ed è adibita al trasporto di cose e di persone. al posto del cassone si trova un comodo divanetto protetto da una capote a soffietto. I rapporti vengono leggermente allungati adottando semplicemente dei nuovi pignoni sui semiassi.
Nel 1953, viene presentata l’Ape B, esteticamente molto simile al suo predecessore, ma la cilindrata aumenta ed è portata a 150 cm3: la velocità è di 60 km/h, mentre la portata passa da 200 a 300 kg. Il pianale, fisso o ribaltabile, rende molto versatile il mezzo. Il cassone è disponibile in legno o in ferro (in seguito solo in metallo). Le versioni disponibili sono: calesse, pianale (anche ribaltabile) cassone chiuso, BOMBOLE DEL GAS, e solo telaio, generalmente dedicato alle trasformazioni “su misura” per allestimenti ad esempio di gelaterie ambulanti ecc. ecc. ad opera di carrozzerie specializzate sempre piu’ numerose (basti pensare alla “apebus” che compare sul nostro su www.apevintage.com). La retromarcia diventa disponibile come optional. Il propulsore, portato a 5,5 cavalli, permette anche di superare pendenze del 20 % in prima marcia. Rinnovati sono anche la marmitta e il carburatore, un TA18C Dellorto, l’impianto elettrico e il faro anteriore.
Nel 1956, Piaggio aggiorna radicalmente il motocarro con l’Ape C. Da questo modello inizia la produzione della carrozzeria in lamiera stampata, con l’introduzione di questa versione cabinata, il pilota siede adesso su un sedile molto piu comodo, la retromarcia e’ di serie e compare a catalogo addirittura l’avviamento elettrico: Ape somiglia sempre piu’ ad un furgone.
Da questo avra’ inizio l’evoluzione dell’Ape che finira’ per arrivare ai giorni nostri: Le versioni disponibili aumentano sempre di piu’ e Ape diventa sempre piu’ capiente, sempre piu’ potente e sempre piu’ a misura di lavoratore
Il 1958, e’ l’anno dell’introduzione della modello D e il suo successo sara’ davvero notevole: Dell’Ape D sono realizzate diverse varianti, tutte caratterizzate dall’aumento di portata: alla 350 seguono la 400 e la 500 (sigla che indica i kg di portata) con cilindrate da 125 a 175cc. .
Nel 1961 l’Ape si “sdoppia” trasformandosi in “Pentaro'”, una sorta di bilico autoarticolato: una motrice alla quale e’ possibile attaccare un rimorchio. Cinque ruote in tutto. La portata raggiunge 700 kg!
Piaggio inizia a produrre nel 1967 la versione MP, caratterizzata da portate e volumi sempre maggiori, che come dice la sigla, è a motore posteriore. L’Ape diventa sempre piu’ potente e confortevole il motore è ora di 190 cm3 alimentato a miscela al 2%, la potenza sale fino a 9,43 CV a 5.000 giri.
Nel frattempo, sulla scia del successo della Vespa 50, nel 1969 nasce l’Ape 50, che naturalmente si guida senza patente ed e’ caratterizzata da un telaio picolo e molto razionale. Il piccolo motore, derivato dal “vespino” consuma veramente poco, 33 km con un litro, consentendo una portata di 190kg a 40kmh di velocita’ come da codice vigente.
Nel 1971 nasce Apecar. La meccanica è simile a quella dell’Ape MP ma adesso il telaio e’ del tipo a scocca portante, la cabina e’ molto più spaziosa e finalmente compare lo sterzo, la leva del cambio e i pedali come in una automobile: la cilidrata sale a 218 cm3, la portata a 612 kg, la velocità e’ di oltre 60 km/h, 5 litri per 100 km. Sarà la prima Ape elettrica, costruita fino al 1989 per usi interni come industrie o magazzini, ma anche per la circolazione su strada. Apecar l’Ape futuristica!
Nel 1983 subira’ il restiling ad opera della matita di Giorgetto Giugiaro, ottenendo cosi’ il design classico che e’ giunto intatto fino ai giorni nostri.